Il marchio di Tudor
Il marchio di Tudor si fa sempre più evidente nella Juventus. Igor Tudor ha impresso alla Juventus un’identità chiara e aggressiva. Il suo 3-4-2-1, usato contro il Lecce, esalta la verticalità e l’intensità. La difesa, con Kalulu, Veiga e Kelly, garantisce solidità, mentre i quinti, Nico Gonzalez e McKennie, spingono senza sosta. A centrocampo, Locatelli e Thuram mescolano ordine e dinamismo: il primo imposta, il secondo rompe le linee. Koopmeiners e Yildiz, dietro Vlahovic, creano superiorità numerica tra le linee avversarie. Tudor chiede pressione alta: contro il Lecce, la Juve recupera palla subito. Il primo tempo vola: due gol, ritmi elevati, dominio. La squadra attacca gli spazi e cerca il gioco rapido. Tudor plasma un gruppo affamato, ma i dettagli difensivi restano da limare.
I punti di forza
Tudor costruisce la Juventus sul ritmo e sulla transizione offensiva. La verticalità diventa il cuore del suo sistema. Contro il Lecce, Thuram incarna questa filosofia: accelera, salta l’uomo, innesca i gol. Vlahovic, pur senza segnare, si muove bene, aprendo spazi con due assist. I quinti garantiscono ampiezza: Gonzalez crossa, McKennie si inserisce. La difesa a tre, compatta, neutralizza Krstović, salvo sul palo. Tudor insiste sul recupero palla rapido: la Juve pressa in blocco e riparte. Il 3-4-2-1 permette cambi di ritmo letali, ma il tecnico rimprovera i cali finali. Gli ultimi minuti, con il gol incassato su piazzato, svelano fragilità. Tudor lavora per eliminare errori banali. La sua mano si vede: la squadra gira, ma non è perfetta.
Le sfide da affrontare
Il sistema di Tudor brilla, ma inciampa sui dettagli. Contro il Lecce, il gol subito su calcio piazzato irrita il tecnico: “Abbiamo chiuso male”. La difesa, orfana di Bremer e Gatti, soffre i momenti di distrazione. Tudor punta sulla zona per i piazzati, ma i risultati deludono: nove gol subiti così in stagione. In attacco, Vlahovic crea, ma manca il killer instinct. Tudor lo difende: “È al centro del progetto”. La squadra regge i ritmi alti per 80 minuti, poi cala. Serve più lucidità nei finali. Il croato chiede ai cambi di cambiare la gara, ma contro il Lecce delude: “Non mi sono piaciuti”. La Champions resta l’obiettivo, e Tudor affina il suo piano. La Juventus cresce, ma deve imparare a chiudere le partite.