Alessandro Giudice ha parlato dell’assemblea dei azionisti della Juventus, soffermandosi anche sulla cifra di quasi 1 miliardo sborsata dalla proprietà negli anni…
La Juventus in Serie A non ha mai perso, in 11 giornate conta 5 vittorie e 6 pareggi. Un successo contro il Toro permetterebbe a Thiago Motta di poter augurare a Inter e Napoli un bel pareggio, che permetterebbe alla formazione bianconera di accorciare su entrambe in classifica. Dei 50 goal segnati Dusan Vlahovic ne conta uno solo contro i granata, il serbo vorrà aumentare il proprio bottino personale.
Oltre al campo, però, la proprietà deve far coesistere i costi col rendimento sportivo. Infatti la Exor da anni sta cercando il pareggio di bilancio, al momento il risultato è ben lontano da essere raggiunto visto che sono 7 anni consecutivi che si registrano perdite. Ma ecco l’analisi dell’assemblea degli azionisti da parte del giornalista Alessandro Giudice:
Pareggiarlo è l’unica cosa che conta
Nel giorno in cui l’assemblea approva il settimo bilancio consecutivo in perdita, il management della Juve ribadisce l’obiettivo del risanamento finanziario, da realizzare in tempi brevi e con maggiore concretezza rispetto agli slogan della gestione precedente. La perdita sfiora i 200 milioni anche a causa di una stagione senza coppe oltre che di eventi non ricorrenti come la buonuscita di Allegri, il lodo Ronaldo e le svalutazioni di Chiesa e Pogba. Lo squilibrio costi-ricavi resta tuttavia pesante e il ritorno in Europa, riconquistata grazie ai risultati della scorsa stagione, non basta da solo a riequilibrare i conti della Juve che avrebbe chiuso in perdita anche senza la squalifica. L’obiettivo sembra finalmente condiviso ponendo una svolta culturale: “l’unica cosa che conta” non sarà vincere ma pareggiare i conti. L’obiettivo minimo, come per tutti i club di vertice, è il quarto posto in campionato e l’approdo agli ottavi di Champions. Tutto il di più sarà motivo di gioia come per club concorrenti guidati dalla sostenibilità: Milan, Atalanta, Napoli e da poco anche l’Inter con la gestione Oaktree.
Rivoluzione culturale, non solo sportiva
Juventus, Alessandro Giudice: gli azionisti hanno coperto quasi 1 miliardo
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L’ossessione per la vittoria ha prodotto danni, cristallizzati in oltre 900 milioni di perdite coperte dagli azionisti. Una politica che il club non può più permettersi per due motivi: il settlement agreement e le proporzioni abnormi (anche per Exor) delle perdite. La Juve non è più il giocattolo di famiglia, ma un’azienda collocata nel perimetro di un gruppo quotato, su cui la crisi dell’auto potrebbe pesare, rendendo meno accettabile l’impiego di altre centinaia di milioni nel calcio. Sul fronte Fair Play Uefa, il management nutre ottimismo sulla possibilità di portare il costo della rosa sotto l’80% dei ricavi. Più difficile sarà rientrare nei 60 milioni di perdite consentite nel triennio, ma l’Uefa apprezzerebbe un percorso virtuoso. Il monte stipendi è sceso di 16 milioni (a 239) e calerà, ma concorrenti come il Milan sono a 160 e un simile divario non si riscontra nei risultati sportivi.
La Juve ha tagliato gli ammortamenti dei cartellini a 139 milioni, dai 197 del 2021 quando a bilancio aveva oltre 500 milioni di valori netti. È una politica nuova: niente spese folli per trentenni ma ringiovanire la rosa per fare plusvalenze da calciatori ancora in crescita e stipendi tali da agevolarne la cessione senza ingessare il club. Basta operazioni-Vlahovic insomma.
Per crescere, la Juve dovrà produrre ricavi (come tutti) perché difficilmente arriverà il solito assegno dell’azionista. Si volterà pagina e ciò chiamerà a una rivoluzione culturale anche i tifosi che dovranno accettare la “normalizzazione” della Juventus.
Questa è l’analisi dell’andamento economico-finanziario di questi ultimi anni della Vecchia Signora. Le spese folli della gestione Andrea Agnelli sono state l’ultima goccia che ha fatto traboccare il vaso, ingaggi mostruosi per obiettivi di vittorie europee mi centrati.