Il tifo bianconero ormai fa il verso alle grandi divisioni della Storia e se un tempo vi erano i patrizi e i plebei, i guelfi e i ghibellini, oggi imperversano gli allegriani e gli antiallegriani. L’allenatore juventino infatti divide come poche altre cose i tifosi della Vecchia Signora, segnando forse il contrasto più significativo e sentito di questi ultimi anni. Il calcio, come ogni aspetto della vita, non vive certo di riconoscenza e i tanti titoli vinti da Massimiliano Allegri, accompagnati da due finali Champions giocate a distanza ravvicinata, non mettono il tecnico toscano al riparo da accesissime critiche, relative agli ultimi due fallimentari anni juventini.
Mettendo un attimo da parte le vicissitudini dell’ultima teatrale stagione, in cui la procura sportiva e quella di Torino si sono erette a qualcosa di molto simile ai celebri tribunali del popolo, per poi essere messe in discussione da quanto espresso dalla giustizia ordinaria, anche questo inizio di campionato lascia alquanto perplessi. In alcune partite, infatti, la Juventus ha palesato gli stessi limiti che da più di due anni mette in campo, subendo spesso l’organizzazione di avversari anche più deboli tecnicamente e mostrando una fragilità emotiva quasi ignota alla nomea bianconera. E così tutti o quasi a puntare il dito contro Allegri, incapace non solo di dare un gioco alla squadra, ma persino di rendere “brocchi” i propri calciatori.
Ma è davvero il buon vecchio Max il solo problema della Juventus? Va sicuramente detto che il livornese non è certo il profeta di un nuovo calcio e il suo nome non stimola come invece farebbe quello di un De Zerbi o di un Italiano, allenatori ritenuti gli astri nascenti dell’italico pallone. Allegri però resta un profondo conoscitore di calcio, un tecnico fra i più vincenti della Storia juventina e anche, non andrebbe sottovalutato, un uomo legato ai colori bianconeri. Lo scorso anno, fra presidenti e dirigenti sott’accusa, consigli d’amministrazione dimissionari, Max Allegri è rimasto il solo vero punto di riferimento dell’ambiente juventino, l’unico tramite tra una società in difficoltà e uno spogliatoio travolto da vicende extracampo.
Quest’anno, però, la voglia di rinascere, di mettersi tutto alle spalle e rivedere una Juventus protagonista è forte fra i tifosi. Molti però non vedono in Allegri il giusto condottiero per questa rinascita e gli altalenanti risultati di inizio stagione hanno dato nuovo vigore ai suoi detrattori. Ma siamo poi così sicuri che l’allenatore bianconero abbia per le mani una corazzata, paragonabile alle eccezionali Juventus degli ultimi anni? Ai suoi ordini ha una squadra in grado di contendere lo scudetto alle rivali? In realtà il campo sembra sentenziare ben altro da queste prime uscite stagionali. I Buffon, Barzagli, Chiellini, Pirlo, Kedhira, Pjanic, Huguain e Ronaldo non ci sono più e la squadra attuale presenta delle carenze profonde. La Juventus oggi è una squadra incompleta. Non debole, ma carente in alcuni ruoli chiavi, soprattutto a centrocampo.
Benché la Serie A non sia più un campionato di alto valore tecnico, quale allenatore avversario, in tutta coscienza, scambierebbe la propria mediana con quella di Allegri? Il centrocampo della Juventus manca di qualità, di un regista in grado di dettare i tempi di gioco, di dare geometrie in campo e di far rendere al meglio i compagni di reparto. Basti pensare al buon Locatelli costretto a un ruolo non suo o alla sola possibile scelta, uno cioè tra i giovanissimi Miretti e Fagioli, come alternativa in mezzo al campo. Con la perdita di Bonucci si è anche smarrita la possibilità di impostare il gioco partendo dal basso con una discreta qualità, rendendo spesso la manovra carente sin dall’inizio. Così durante le partite, come le ultime due contro il Lecce e l’Atalanta, si vede un’infinità di appoggi, talvolta anche semplici, sbagliati che pregiudicano ripartenze e rendono la squadra quasi sempre schiacciata, anche contro avversari di basso livello.
La Juventus quest’anno non ha potuto fare mercato (per motivi che ahimè tutti conoscono) e di conseguenza non è stata in grado di far fronte ai bisogni del proprio organico. È iniziato un nuovo ciclo, che forse per adesso non farà sognare i tifosi come fecero i colpi di Andrea Agnelli, ma che getterà le basi per nuovi anni di vittorie se si darà tempo ai giovani di crescere e alla società di operare. Giovanissimi giocatori di valore, che già lo scorso anno seppero portare la Juventus fuori dalle sabbie mobili volute dai tribunali e dalle penalizzazioni, raggiungendo sul campo una qualificazione Champions, negata forse solo da un avversario troppo più forte, perchè impossibile da affrontare sul terreno di gioco.
Basta quindi con gli Allegri out e gli Allegri in, le beghe tra giochisti e risultatisti, tornando a essere tutti soltanto juventini. Di nemici la Vecchia Signora ne ha già tanti fuori (tanti nemici ma che non sempre danno molto onore), inutile farsene altri fra i suoi stessi tifosi. Vincere resta l’unica cosa che conta, ma si vince solo se si è tutti uniti.