È bastato un mese da infortunato, a Federico Chiesa, per rispolverare nel solito universo calcistico italiano vecchie idiozie e pippe mentali vantate pure quali affermazioni chissà quanto argute o competenti.
Partiamo da un riassunto veloce: il fatto che Chiesa abbia giocato tutta la carriera come esterno non è un buon motivo per considerarla una cosa intelligente o che abbia un minimo di senso, per le caratteristiche del giocatore ma anche per i numeri e le statistiche che lo hanno “spostato” in avanti in questa prima stagione della – si spera – sua nuova vita.
Dopo il cambio di ruolo, infatti, tutti i numeri – nessuno escluso – mostrano una crescita in termini realizzativi del presunto “esterno”, visto che negli ambienti dei tifosi si continua a insistere su un delirio tattico durato per anni e considerato a prescindere intoccabile, nonostante la realtà racconti tutt’altro.
Prima dell’infortunio accorso nell’ultimo mese, Chiesa ha segnato 4 reti in 7 partite. Non solo, è stato anche di grande aiuto a Dusan Vlahovic, a sua volta gravato da altrettanti problemi fisici nell’ultimo mese, ma che aveva iniziato la stagione con altrettante reti – sempre 4 – in 6 giornate. Dalla matematica non si scappa, quindi o la decisione “assurda” di Allegri di spostare “l’esterno Chiesa” in attacco si è rivelata estremamente proficua e perfettamente incline alle caratteristiche del giocatore (che non diventa una sottospecie di terzino solo perché sa saltare l’uomo) oppure possiamo affermare senza tema di smentita che gli asini volino, magari pure a velocità supersoniche, perché no.
Chiudiamo con una metafora culinaria: è possibile condire il pomodoro con la nutella? Assolutamente sì, niente lo impedisce. Magari si può insistere per anni, magari facendo pure finta che non sia rivoltante. Ma non significa che sia la scelta giusta. E non dovrebbe essere neanche necessario spiegare il perché.