Come un protettivo padre di famiglia, un degno capo di tutto il movimento che fa rotolare il pallone in Italia, Gabriele Gravina non ci sta. E lo dice chiaramente, senza peli sulla lingua, così da allontanare ogni sospetto sulla regolarità del nostro campionato. Sì, perché per il presidentissimo Gravina (e per tutti i suoi fedelissimi seguaci) la Serie A non solo è il campionato più bello del mondo, quello che dovrebbe essere pagato a suon di miliardi per mostrare al resto del pianeta le sue partite, ma anche il più regolare e inattaccabile che ci sia. In pratica pulito come la coscienza di un neonato.
Ecco perché il numero uno della FIGC scende in campo e a spada tratta mette subito a tacere ogni possibile sospetto, ogni becera illazione che potrebbe in qualche modo gettare onta sulla nostra Serie A. Gravina aveva infatti risposto alla domanda di un giornalista, in seguito all’iscrizione del presidente Aurelio De Laurentis nel registro degli indagati da parte della Procura di Roma, in relazione all’inchiesta riguardante l’acquisto di Victor Osimhen dal Lille al Napoli, il 31 luglio del 2020. Tralasciando i contorni ancora oggi tutt’altro che chiari di questa incerta trattativa (con l’inserimento di alcuni giovani del vivaio azzurro che però non avrebbero mai messo piede a Lille e che oggi giocano in serie minori in Italia), l’accusa mossa al presidente De Laurentis sarebbe quella di falso in bilancio.
Gravina quindi ha subito tenuto a spegnere sul nascere ogni tipo di considerazione che a suo dire sarebbe sfociata in dubbi e incertezze riguardanti la regolarità dello scorso campionato, quando a vincerlo fu proprio il Napoli e lo stesso Osimhen si dimostrò giocatore fondamentale per la vittoria del tricolore. Sicuramente un atto dovuto da parte di Gravina, garante e custode della Serie A, un torneo sempre più caratterizzato dalla politica e dalle scelte del nostro presidentissimo, così abile da stringere anche un forte rapporto con Aleksander Čeferin, potentissimo padre padrone della UEFA. Ciò che però non torna, ma che anzi stona in tutta questa storia fatta di buoni sentimenti e di totale fiducia sul nostro calcio, è quanto accaduto lo scorso anno.
Quando cioè un’altra società di Serie A (proprio come lo è il Napoli), la Juventus, è stata eretta suo malgrado a protagonista di un vero e proprio processo mediatico, a una gogna via social da far invidia a quanto accaduto ad altri celebri “perseguitati”, come Tommaso Campanella, Giordano Bruno o Jan Hus. Dov’era il buon Gravina quando sui giornali venivano sbattuti, del tutto decontestualizzati e usati chirurgicamente, stralci di intercettazioni? Quando in TV si “prevedevano” sentenze e condanne per la Vecchia Signora, con tanto di retrocessione in Serie B, di radiazione e revoca di qualche scudetto?
Cosa faceva il presidente Gravina quando il magistrato Ciro Santoriello (quindi un rappresentante dello Stato, non certo l’ultimo dei tifosi che parlano al bar) si professava “accesissimo” tifoso napoletano e segnato da profondo odio verso la Juventus, al punto da rammaricarsi per tutte le volte in cui era stato costretto ad archiviare indagini verso tale squadra senza aver trovato prove reali d’accusa? Ciro Santoriello che, guarda caso, faceva parte di quella Procura di Torino che aveva aperto un fascicolo per indagare su presunte plusvalenze effettuate dalla società Juventus, arrivando persino a chiedere l’arresto del presidente Andrea Agnelli e che in seguito fu ritenuta non competente per tali indagini da parte della giustizia ordinaria.
Cosa faceva Gravina in questi momenti? Quanto la Juventus veniva penalizzata di 15 punti dopo una sentenza che ai più sembrò una farsa? O quanto tale sentenza venne revocata e poi, senza nessuna coerenza giuridica, riassegnata e ridotta? Il campionato forse non soffriva tali tensioni? Non si stava gettando fango sulla sua regolarità? Una squadra era costretta a scendere in campo mentre tutto intorno a essa, l’intero mondo calcistico italiano, si divertiva invece a fare scommesse sulla sua retrocessione e sulla revoca di scudetti vinti sul campo? Cosa aveva di diverso lo scorso campionato da quello di quest’anno? Forse non poteva essere messo in discussione perchè dopo 30 e passa anni il Paese aveva bisogno di vedere un altro scudetto a Napoli? O perchè la questione Super Lega gridava vendetta e occorreva qualcuno da mandare al patibolo? Quel qualcuno con indosso una maglia bianconera? Proprio dopo lo scorso campionato, con tutto il suo carico di anomalie e stranezze, Gravina si è ritrovato vicepresidente dell’UEFA e fedele braccio destro di Čeferin.
Ciro Santoriello invece, tifosissimo del Napoli, è stato trasferito da Torino a Cuneo, promosso procuratore aggiunto. Quanto alla Juventus si è ritrovata penalizzata e senza una qualificazione Champions meritata sul campo, fra mille avversità, tutto per una sentenza nata dalle indagini di una procura che poi si è scoperto non essere competente per questa inchiesta. Fortuna, vien da dire, che per tutte le altre squadre non ci sarà rischio di nuovo gogne mediatiche, grazie alla protezione del presidente Gabriele Gravina sulla tranquillità e regolarità del nostro bellissimo e avvincente campionato.