In questi giorni di caldo anomalo, quasi come un acquazzone improvviso e rigenerante, per qualcuno, sono giunte le dichiarazioni di Aurelio De Laurentis, vulcanico produttore di “cinepanettoni” e padre-padrone della Società Sportiva Calcio Napoli.
“Da sei mesi si era messo in branda, mi continuava a ripetere: mi mandi alla Juventus?”. Ovviamente il patron azzurro si riferiva al suo ex direttore sportivo Cristiano Giuntoli. “E io gli dicevo: cos’è questa storia, improvvisamente sei diventato un sostenitore della Juve? Qui abbiamo sempre considerato la Juve come la nemica sportiva numero uno… è un altro film, questo! Un direttore sportivo deve avere la cultura dell’unità e del lavoro, e lui ce l’aveva”. Concludeva De Laurentis. E così, tra i vari problemi che in questi giorni attraversano il club partenopeo, il suo presidente ha trovato il modo di infilare la Juventus, che in Italia sembra essere l’ingrediente perfetto da tirare in ballo in ogni genere di discussione, fra le sue dichiarazioni. Veniamo così a conoscenza dello stupore da parte del numero uno napoletano, suscitato dalla richiesta di Cristiano Giuntoli di lasciare il club campano per trasferirsi all’odiata Juventus.
Sì, perché a Napoli, non si sa bene per quale motivo, la Vecchia Signora è stata eretta a nemico, sportivo tengono a precisare nel capoluogo napoletano, giurato di un’intera città. Cosa questa alquanto bizzarra, visto che come storia, cultura e blasone le squadra bianconera e quella azzurra appaiono lontanissime. E non pago di aver svelato al mondo dei tifosi azzurri le incresciose richieste del suo ex dirigente, De Laurentis ha rincarato la dose, negando al buon Giuntoli uno dei meriti che molti addetti ai lavori e sportivi avevano da sempre riconosciuto al dirigente toscano: “Kvara? Non è suo, è stata una segnalazione a mio figlio Edoardo che poi è arrivata a Giuntoli. Lui qui ha indovinato tanti giocatori e sbagliati altrettanti, così va nella vita: è un ottimo professionista che è andato alla Juve con mia grande sorpresa”. Ha concluso il presidentissimo azzurro.
E così, per rivitalizzare la piazza azzurra, risvegliatasi improvvisamente e bruscamente dopo i fasti dello scorso campionato, che li ha visti trionfare e portare a casa un tricolore frutto di un’annata perlomeno anomala (mondiale giocato per la prima volta a novembre e nel pieno della stagione, penalizzazione in corso inflitta alla Juventus che ha stravolto più volte l’alta classifica della Serie A), De Laurentis ha pensato bene di dare in pasto alla folla il nome del suo ex direttore sportivo, quel Cristiano Giuntoli che per anni è stato, a ragione, considerato uno dei massimi artefici delle fortune napoletane e oggi, improvvisamente, diventato un dirigente normalissimo. Anzi, alcuni dei “gioielli” da lui portati a Napoli si è persino scoperto essere stati individuati da altri e solo successivamente segnalati allo stesso Giuntoli.
Viene così a materializzarsi l’amara verità per la Juventus: che il suo nuovo dirigente sportivo e capo dell’aria sport, non solo non è quello straordinario scopritore di talenti che tutti pensavano fino a pochi mesi fa, ma che non è neanche tanto affidabile visto i suoi “insani” gusti sportivi. Vorrà dire che nuovi Kvara a Torino non arriveranno, almeno che il buon Giuntoli non abbia soffiate da parenti o amici di De Laurentis, con buona pace dei tifosi Juventini. Dopotutto non è un segreto che il presidente De Laurentis non sia mai stato un uomo molto diplomatico, ma quasi sempre diretto e istintivo, dicendo sempre ciò che pensava senza troppi giri di parola.
Come quando fece arrabbiare Karim Banzemà, quasi snobbandolo quando invece il campione francese ed ex centravanti del Real Madrid neanche aveva mai preso lontanamente in considerazione l’idea di trattare con una società come il Napoli. Quindi di misteri De Laurentis non ne ha. Resta forse, come enigma, il capire in che modo nella colorata e e teatrale Napoli sportiva sia nata la rivalità, rigorosamente unilaterale, con la Vecchia e nobile Signora del Calcio italiano.