Tra elogi e critiche, Massimiliano Allegri è sempre al centro delle attenzioni in casa Juventus. Stavolta è il turno degli elogi, sebbene i risultati della squadra parlino abbastanza chiaro e sia veramente complicato uscire da un quadro positivo di descrizione del lavoro del tecnico livornese. L’elogio proviene da Alessandro Vocaielli, della Gazzetta dello Sport, così come riportato su Tuttomercatoweb.
Scrive Vocaielli: “La Juve ha tanti meriti, anche quello di tenere vivo un campionato che l’Inter ha provato a comandare senza rivali. Invece no. I bianconeri sono lì, a due punti, capaci di tenere testa ai nerazzurri, con un modo di stare in campo redditizio, pratico, in cui anche i difensori si improvvisano goleador, a dimostrazione di un collettivo che funziona. C’è chi ancora eccepisce sulla qualità del gioco, ma forse bisognerebbe cominciare a pensare che la bravura di un allenatore e di una squadra è nel saper esaltare le proprie caratteristiche”.
Essì, perché proprio Allegri è l’artefice vero, secondo il giornalista: “Si è trovato “costretto” a valorizzare le risorse interne, senza immaginare interventi esterni che potessero dargli una mano. Pensando solo a… fare l’allenatore. Si è così “accontentato” di poter avere ancora Rabiot, ha chiesto a McKennie di mettersi a disposizione del gruppo con il massimo dell’umiltà, si è preoccupato di far crescere i giovani, ha tirato a lucido Rugani, e via di questo passo. Si è concentrato sul lavoro quasi dimenticato degli allenatori: fare cioè gli allenatori. Senza aspettarsi acquisti che potessero magicamente aiutarlo a trovare una soluzione più comoda”.