Destini che si incrociano
Nella vita come nel calcio spesso i destini si incrociano, le date si sovrappongono e le coordinate delle noste esistenze viaggiano parallele. Mentre tutta Italia applaude l’impresa del Bologna di Vincenzo Italiano in Coppa Italia, esattamente un anno fa Massimiliano Allegri alzava proprio quella coppa al termine di una partita entrata nella storia. Perchè quel match tra Juventus e Atalanta non è stato solo il manifesto della seconda gestione Allegri, è stato qualcosa di più. Quel match è stato l’esempio di cosa vuol dire avere un allenatore che ci mette la faccia e difende i colori. Contro tutto e tutti. Contro i media pronti a sciacallare contro la squadra, contro una gestione arbitrale scandalosa e perfino contro l’assenteismo della propria stessa società. La vittoria contro l’Atalanta di Gasperini, che una setimana dopo avrebbe strapazzato 3-0 in finale di Europa League l Leverkusen, è una piccola gemma.
Max contro tutto e tutti
L’ira di Allegri quella sera si è abbattuta contro il mondo del calcio. Contro una società che lo aveva lasciato solo per due anni a dover proteggere la squadra dagli attacchi mediatici dentro e fuori da Torino. Un grido contro una dirigenza che lo aveva abbandonato praticamente senza fare mercato. Contro una direzione sportiva disastrosa che aveva lasciato scandali societari e penalizzazioni. Contro una gestione arbitrale della partita che non stava certo aiutando i bianconeri visti i numerosi falli no sanzionati dei giocatori bergamaschi. Quest’ultimo fatto conseguenza dell’irrilevante peso politico che ormai ha la società bianconera nel calcio italiano. La frustrazione di Max contro una situazione che ormai da anni va avanti a Torino è esplosa improvvisamente. Una frustrazione che ha accomunato per anni tutto il mondo Juve. Per una sera tutti gli Juventini, sia antiallegriani che allegriani, si sono uniti dietro alla figura del proprio condottiero. “Dov’è Rocchi! Dov’è Rocchi!” Le urla contro la terna arbitrale soo risuonate nello stadio e nelle case di milioni di italiani. Max, sempre composto e ineccepibile, è andato a muso con il quarto uomo e si è scatenato contro tutta la terna arbitrale in un momento di estasi e follia. Ma la terna arbitrale è stata bersaglio di una frustrazione più ampia covata per diverso tempo in seno al mondo Juve. Max è stato simbolo di chi ha difeso i colori dela Juventus nelle situazioni più disperate mettendoci sempre la faccia. E venendo purtroppo usato spesso come parafulmine di convenienza da chi si nascondeva dietro i propri errori. Quella sfuriata e in generale quella partita sono l’esempio di cos’è stata la seconda gestione Allegri: un mettere la faccia, il corpo e se serve anche il cuore. Una Juventus operaia, una Juventus con una missione da portare a termine.
La vittoria finale di Allegri
Nonostante la tempesta, Max ha raggiunto l’obbiettivo. Terzo posto in classifica e vittoria della coppa Italia dopo un mercato estivo che gli aveva portato solo Weah. L’1-0 contro l’Atalanta è stato un risultato figlo di una squadra concentrata e attenta. Una squadra “in missione”, quasi guidata da una forza divina che deve lanciare un assalto finale disperato. L’Atalanta, che pure quell’anno ha alzato un Europa League spazzando via avversari come Liverpool e Leverkusen, non ha potuto nulla. Contro gli orobici quella sera si era sollevata una forza superiore quasi mistica che va oltre il “Corto Muso”. Dal gol di Vlahovic alla parata di Perin su Lookman nel finale, ogni cosa è andata al suo posto. La Dea avrebbe poi avuto modo di rifarsi con una straordinaria vittoria europea contro il Leverkuse di Xabi Alonso, ma quella sera romana contro quella Juventus non ce n’era per nessuno. Forse la Juventus di quest’anno, così schizofreica e immatura, ha bisogno di riaprire il libro di storia e guardare al proprio passato. Ma non c’è bisogno di tornare ai 9 scudetti consecutivi. Nel mare di difficoltà degli ultimi anni, quella vittoria della Coppa Italia rappresenta al meglio lo spirito Juve. Rappresenta al meglio la vittoria di chi difende i colori bianconeri. Fino alla fine.