La Russa e Draghi invece di pensare ai propri fallimenti come politici, preferiscono sfogare la loro frustrazione di tifosi contro la Juventus.
Aristofane, nel teatro della Grecia classica, affermava che l’ironia era l’arma di chi non ha potere ma solo arguzia. Un’arma quindi eccezionale, più tagliente di una lama e capace di colpire lasciando un segno ben più profondo di una spada. E dietro l’ironia spesso si muovono personaggi di ogni tipo, intenzionati a usare il dono della favella, della dialettica e dell’arguzia per mandare segnali, messaggi. Va però detto che il più delle volte l’ironia è usata malamente e altre volte neanche può essere definita tale, soprattutto se i personaggi che favellano non hanno la bravura di dire cose sensate. E così la democrazia italica, forse scimmiottando quella dell’antica Atene, che però imponeva ai suoi cittadini di render conto di ciò che dicevano, e Socrate ne è la prova più famosa, dà a tutti la possibilità di dire tutto ciò che passa loro per la testa. Una cosa bellissima, la libertà di espressione è la pietra cardine su cui si basa ogni forma di libertà, ma anche il rispetto è un valore fondamentale nella civiltà occidentale. Il rispetto per gli altri e per il ruolo che si occupa. Un rispetto che evidentemente alcuni dei nostri politici non nutrono, né per gli altri, cosa questa risaputa, né per quel ruolo che occupano e per ciò che rappresentano. Così vediamo che l’onorevole Ignazio la Russa, nientemeno che Presidente del Senato, pensa bene di uscirsene con queste dichiarazioni, definite sicuramente da molti goliardiche, ma di sicuro anche di cattivo gusto: “Sono molto contento del mio ruolo che non ho cercato e Giorgia lo sa. Io volevo fare una cosa molto inferiore ma più divertente. Lei mi ha chiesto ‘ma tu che vuoi fare?’ e io ho detto ‘il ministro dello Sport così mi riposo e mi diverto’. ‘No ma tu sei pazzo, disse Meloni, lo vuoi fare per aiutare l’Inter’. No, per schiacciare la Juve. Scherzo, sarei stato imparziale.”
Il ministro naturalmente, come era facile prevedere, ha precisato di scherzare e si è fatto anche una bella risata. Molti però non hanno preso il tutto con la stessa ilarità e dai più rispettosi si è alzato un coro di indignazione, affermando che il buon La Russa dovrebbe vergognarsi di simili frasi. In realtà Ignazio La Russa, con la discutibile dizione che si ritrova, difficilmente proverà vergogna per queste frasi dette in ambito sportivo, visto che quando in passato ha parlato di politica vera e propria ha detto anche di peggio, senza portare rispetto, già quel rispetto che democrazia impone verso tutti, per la recente storia e il popolo d’Italia. Ma il marcio della nostra politica purtroppo non si ferma con il goliardico La Russa, visto che un’altra figura istituzionale importante, come Mario Draghi, ha detto la sua. E non parlando di finanza o economia, materie in cui dovrebbe eccellere e che invece non sempre, quando era a capo del governo, è riuscito a farlo, ma nientemeno che di calcio. Già, il calcio sembra una priorità per molti dei nostri politici (e magistrati) e non si fanno certo scrupolo a imitare spesso i più beceri tifosi da bar. Mario Draghi ha infatti pensato bene di rivelare: “Da giovane andavo allo stadio, vinceva sempre una certa squadra di Torino che non voglio neanche nominare.”
Evidentemente l’ex premier ritiene che i pochi successi della sua squadra del cuore, la Roma, siano da attribuirsi alle vittorie della Juventus. Ma al di là di tutto, del tifo, della goliardia e del cattivo gusto, oltre che della poca competenza calcistica dimostra da questi politici, visto che Ignazio La Russa parla ancora del mancato rigore su Ronaldo in un vecchio derby d’Italia, fa riflettere come questi signori, che dovrebbero rappresentare l’intero popolo italiano, siano così ossessionati dalla loro fede calcistica e soprattutto per l’astio verso un’altra squadra, la Juventus. La fondazione Jdentità Bianconera si è già mossa per intervenire sulle frasi di Ignazio La Russa e forse anche verso quelle di Mario Draghi, così da difendere una maglia e una tifoseria da sempre sotto attacco in questo paese. Secondo Machiavelli quando il principe è virtuoso, lo è anche il suo popolo. Speriamo invece che il popolo italiano non condivida alcuna virtù con questi principi della sua politica.