Molti tifosi sono rimasti negativamente colpiti dalla notizia secondo la quale la Juventus rinunciava al ricorso al Consiglio di Stato sul risarcimento danni per l’assegnazione dello scudetto all’Inter dopo Calciopoli. La cifra di oltre 440 milioni di euro, come risarcimento ai danni della FIGC per l’assegnazione dello scudetto del 2006 all’Inter, quindi diventa un miraggio, se mai avesse avuto una qualche possibilità di essere davvero ottenuta per la Juventus.
Si tratta di una vera e propria svolta rispetto alla linea tenuta durante la presidenza di Andrea Agnelli, che mai aveva fatto mistero della sua volontà di riaprire quei tristi momenti del calcio italiano. Una sorta quindi di pietra tombale sulla spinosa questione Calciopoli, che ancora oggi fa discutere e i cui verdetti non hanno per nulla convinto. E così dall’oceanica massa del tifo juventino sono spuntati i commenti più disparati, tra la meraviglia, lo sgomento, la delusione e la rabbia.
John Elkann è stato subito accusato di aver venduto la Juventus al “nemico”, magari come condizione accettata durante il patteggiamento per la questione plusvalenze di qualche mese fa. Ma questa decisione della Juventus davvero mette definitivamente la parola fine su Calciopoli? In realtà non è proprio così. In primis perché fino a oggi, con i passati tentativi di riaprire la questione a furia di ricorsi in vari gradi di giudizio da parte dell’ex presidente Andrea Agnelli, nessun tribunale ha bocciato in sostanza le richieste della Juventus, ma finendo per pronunciarsi solamente “non competente” in merito alla questione. La Juventus chiedeva la cancellazione della delibera del Consiglio federale del 2011 che respingeva l’istanza di revoca presentata dalla Juve. Nel 2019 il Collegio di Garanzia aveva dichiarato inammissibile il ricorso del club bianconero, così come il Tar del Lazio nel 2022. E il Consiglio di Stato aveva infine rigettato il ricorso Juve contro la decisione del Tar.
Cosa sarebbe cambiato quindi con un nuovo ricorso da parte della società bianconera? Probabilmente incassando un altro “ci spiace, ma non siamo competenti a giudicare nel merito”. Ovviamente come società sportiva facente parte della Federazione Italiana Gioco Calcio, continuare questa crociata, per quanto legittima e probabilmente anche giusta, da parte della Juventus alla lunga avrebbe causato altri contrasti e alimentato un clima già non troppo idilliaco tra i vertici del pallone e la stessa Vecchia Signora. Una sorta quindi di lotta contro i Mulini al Vento, con la Juventus nei panni del prode Don Chisciotte della Mancia.
Ma purtroppo questa Seria di cavalleresco e romanzesco non ha nulla, di sicuro invece più simile a un libro giallo o un thriller visti i tanti scheletri nell’armadio, che però difficilmente prendono aria se non per tirare in ballo la Vecchia Signora. Ma per fortuna c’è qualcuno che non ha le mani legate come la Juventus e che di certo non vuol darsi per vinto. Si tratta di Luciano Moggi e Antonio Giraudo, rispettivamente ex direttore generale e ex amministratore delegato della società bianconera al tempo dei fatti in questione. I due ex dirigenti infatti hanno già dichiarato che, indipendentemente dalle decisioni prese dalla Juventus, loro continueranno a battersi, certi di far valere alla fine i loro diritti e la verità che forse una giustizia sportiva, spesso troppo rapida e sommaria, non ha tutelato fino in fondo. In particolare proprio Giraudo da 17 lunghissimi anni lotta in silenzio contro le decisioni di quel 2006 a ogni livello.
Una lotta infaticabile che sembra essere giunta a un importante svolta che potrebbe avere conseguenze sull’intero sistema della giustizia sportiva italiana. Infatti circa due anni fa la Corte europea dei diritti dell’uomo ha considerato ammissibile il ricorso che l’ex dirigente aveva presentato nel marzo del 2020. Aspetto questo da non sottovalutare perché circa il 90% delle richieste vengono respinte dalla CEDU. La questione Calciopoli quindi non è affatto conclusa e forse a breve potrebbe vivere la battaglia decisiva. Qualche giornalista sportivo si è già preoccupato di affermare che anche davanti a un successo da parte delle richieste di Giraudo, la Juventus non avrebbe alcun vantaggio. In realtà qui è in ballo molto più dell’assegnazione di uno scudetto.
La Juventus è la squadra più importante, più blasonata e più vincente d’Italia e uno scudetto in più o in meno non intacca per nulla il suo palmares. Ma dietro Calciopoli c’è molto di più: ci sono dirigenti la cui onorabilità potrebbe essere messa in discussione e la nomea data ad alcuni titoli, come quella coniata e propagandata da qualcuno riguardante gli “scudetti degli onesti” essere cancellata. Perché fra ricorsi, telefonate ad arbitri, che in quegli anni un po’ tutti facevano e prescrizioni varie, una cosa è certa riguardo Calciopoli: gli onesti non esistevano. Infatti il procuratore federale Stefano Palazzi affermò che nel 2006 l’Inter non avrebbe meritato l’assegnazione dello scudetto ma bensì la retrocessione, salvata solo dalla prescrizione. Parole che inchiodano la gestione di Massimo Moratti, Giacinto Facchetti in quell’Inter che ancora oggi vanta con orgoglio il suo “scudetto degli onesti”.