“Vlahovic non è da Juve”, quante volte lo abbiamo sentito. Ma i numeri ormai sono nettamente dalla parte del serbo
Che Dusan Vlahovic non fosse da Juve, a causa del suo rendimento incostante, lo hanno sostenuto in tanti nell’ultimo anno. Acquisto troppo costoso, si diceva, rispetto alla prolificità bassa sotto rete. Eppure c’è sempre stato qualcosa di storto e di poco analitico in queste valutazioni.
Vlahovic è da Juve e lo è sempre stato
“Vlahovic non è da Juve”: ora forse possiamo smetterla
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Vlahovic ha sempre avuto le caratteristiche per diventare un top player. Per meglio dire, ha sempre avuto tutto per poterlo essere: tecnicamente, balisticamente, come visione della porta. A Dusan non è mai mancato assolutamente nulla, se non una cosa: i palloni giocabili. Dazio inevitabile visto l’approccio di Allegri della prima metà della stagione, improntato sulla solidità difensiva e poco su quella d’attacco. Qualcosa è cambiato nell’ultimo mese: la squadra, pur rimanendo solidissima nel reparto arretrato, ha cominciato ad attaccare e a farlo anche con una certa continuità. La propensione offensiva migliorata – necessaria per una formazione che vinceva soltanto di misura e che per questo rischiava di non chiudere le partite – ha dato a Vlahovic quel tanto che gli bastava per poter finalmente “essere da Juve”. E allora il serbo ha cominciato a buttarla dentro, e tanto: due doppiette consecutive, cinque reti in sei partite. Frequenze che non registrava dai tempi della Fiorentina, quando era il terminale offensivo incontestabile.