Inter nella bufera, per i rapporti tra Curva Nord e ‘ndrangheta ma non solo: ecco perché gli inquirenti hanno sentito la dirigenza
Un tempo la Juventus sembrava l’unico obiettivo di inchieste e intercettazioni, ma il quadro negli ultimi anni sembra mutato. Non c’è pace, in particolare, per le società milanesi. Dopo lo scandalo che ha travolto il Milan sul caso Eliott-Redbird, ora anche il club nerazzurro si trova in una situazione complicata, evidenziata dall’edizione odierna del Fatto Quotidiano. L’Inter e in particolare la sua Curva Nord sono sotto inchiesta per i legami ormai assodati con la ‘ngrangheta, ma la questione sembra parecchio complicata…
Inter, Curva Nord e i rapporti con la ‘ngrangheta
Inter, rapporti Curva Nord-‘ndrangheta: il pm ascolta la dirigenza nerazzurra
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Una premessa giustissima emerge prima di ogni altro ragionamento: è la prima volta in assoluto che una squadra di Serie A, o meglio la sua dirigenza, viene interrogata da una commissione antimafia. Perché è questo che è accaduto a Milano venerdì scorso, quando proprio di fronte alla Commissione consiliare antimafia della città hanno parlato due massimi dirigenti nerazzurri. E così il presidente dell’’organismo di vigilanza Adriano Raffaelli, insieme al manager Gianluca Cameruccio hanno risposto alle domande su un argomento a dir poco scottante: la curva Nord nerazzurra e i suoi rapporti con la ‘ndrangheta. Il leader del gruppo di tifos, Vittorio Boiocchi, era stato infatti ucciso il 29 ottobre 2022. Ma ci sono altri elementi: come quelli dell’indagine Digos dopo la morte dell’ultras Dede Belardinelli, ucciso negli scontri di un Inter-Napoli risalente al 26 dicembre 2018. Oppure l’amicizia del capo ultra Marco Ferdico con Antonio Bellocco, condannato per mafia e ultimo discendente di una famiglia mafiosa di vertice.
Se la Curva “parla” con la ‘ndrangheta, logico che gli inquirenti chiedano alla società se “parli” con la Curva stessa. Per non parlare di Mi-Stadio, la società divisa con il Milan che ha la concessione su tutta l’area intorno al Meazza, nel cui dovumento si legge che “è data facoltà” alla oncessionaria “dell ’affidamento
a terzi (…) con gli obblighi previsti dalle leggi incluse quelle antimafia”. In passato infatti, in una società
di parcheggi scelta da Mi-Stadio aveva lavorato una persona proprio legata a Boiocchi. Ma anche ai narcos e al boss Giuseppe Calabrò.