Un grande allenatore del passato era solito paragonare una squadra di calcio a una donna. Entrambe infatti, secondo lui, dovevano valorizzare le loro parti migliori e nascondere quelle meno attraenti. Così una donna dal bel seno metterà in mostra il suo décolleté e nasconderà le sue gambe poco sexy, come una squadra dalla forte difesa e poca tecnica punterà sulle ripartenze anziché sul paleggio. Se questa idea la volessimo applicare alla Juventus attuale, che può contare su una solida e granitica difesa, un attacco ben assortito ma che presenta un centrocampo deficitario, allora forse un cambio di modulo potrebbe essere una soluzione da non scartare per migliorare la sua resa in campionato.
Oggi la squadra di Massimiliano Allegri sembra aver scelto il 3-5-2 (talvolta anche 3-6-1, come visto nel primo tempo contro il Torino) come modulo di riferimento, con il quale non sempre è riuscita a nascondere i limiti visti negli ultimi due campionati. Infatti, come è ormai noto, il centrocampo bianconero è carente in geometria e tecnica, non avendo un regista di ruolo né giocatori capaci di dare un palleggio di livello alla squadra. Un cambio di modulo quindi potrebbe limitare queste carenze e spingere la Juventus a valorizzare al meglio i giocatori presenti in rosa. Magari con un 4-2-3-1 (schema questo già utilizzato da Allegri in passato, quando con Khedira e Pjanic in mediana e Mandzukic portato a fare l’esterno alto, così da rendere liberi Higain e Dybala, che portò la squadra a vincere lo scudetto e a raggiungere la finale di Champions a Cardiff contro il Real Madrid), con il quale snellire il centrocampo liberandolo dall’onere di fare gioco e sfruttare al meglio i diversi giocatori offensivi presenti in rosa. Una mediana a due con Rabiot e Locatelli (riportato nel suo ruolo naturale come già visto nel Sassuolo e non più come regista improvvisato) garantirebbe copertura e inserimenti, mentre in avanti Kostic, Weah (o anche Iling jr) e Chiesa potrebbero agire dietro Vlahovic, con Milik e Kean pronti a subentrare.
La difesa invece, riportata a quattro, potrebbe sfruttare quest’anno la presenza di un valido terzino sinistro come Cambiaso e Danilo a destra, in attesa del ritorno di De Sciglio, mentre Bremer, Alex Sandro, Gatti e Rugani garantirebbero una solidità centrale ormai affidabile. Certo oggi la Juventus non può contare più sulle geometrie di Pjanic, la saggezza tattica di Khedira, il temperamento di Mandzukic, il talento di Dybala e le eccezionali capacità realizzative di Higuain utilizzando questo tipo di modulo, ma è anche vero che quest’anno l’undici di Allegri non è chiamato a confrontarsi con gli squadroni europei della Champions, ma contro le squadre di una Serie A che ormai da anni vanta un livello qualitativo medio basso. Massimiliano Allegri già in passato ha dimostrato elasticità mentale e capacità di adattarsi a schemi differenti, come quando utilizzò la difesa a tre al suo arrivo per il dopo Conte, quindi non è da escludere che anche lui stia varando cambiamenti e nuove proposte tattiche per sfruttare al meglio la rosa e affrontare le due competizioni (campionato e Coppa Italia) in cui sarà impegnata la Juventus quest’anno.