Ormai è chiaro che un nuovo corso è iniziato alla Juventus, una netta chiusura con il passato, anche sugli stipendi. Perché se gli ultimi anni senza dubbio sono stati vincenti e forse irripetibili, con la conquista di molti titoli, due finali Champions raggiunte e l’arrivo di grandi campioni sotto la Mole, va detto che hanno anche gravato in maniera forte sulle casse della società bianconera. Il nuovo corso voluto da John Elkann, dopo la fine dell’era sotto la presidenza di Andrea Agnelli, sembra avere come obiettivo due grandi traguardi: la competitività del club e la sua sostenibilità economica.
E questo nuovo cammino intrapreso dalla società juventina non vale solo per allenatore e calciatori, ma anche per le alte cariche dirigenziali. Come infatti affiora dalla relazione sulla politica in materia di remunerazione la Juventus ha deciso di ridurre i compensi fissi del presidente e dell’amministratore delegato rispettivamente a 400.000 e 800.000 euro, più 40.000 euro da percepire in veste di consiglieri.
Nella stagione 2022-23 il presidente Gianluca Ferrero e l’amministratore delegato Maurizio Scanavino hanno percepito 180.000 e 360.000 euro, mentre nel 2021-22 il compenso per il presidente era stato di 700.000 euro (anche se Andrea Agnelli aveva rinunciato a parte della somma incassando, alla fine uno stipendio di 450.000 euro), oltre ai 467.000 euro per il vice presidente Pavel Nedved e di 1,083 milioni per l’amministratore delegato Maurizio Arrivabene. Riguardo invece ai dirigenti con responsabilità strategiche, nel 2022-23 sono stati sborsati da parte della società bianconera quasi 1,5 milioni, la metà dei quali per Federico Cherubini. Questa cifra salì a 3,4 milioni nel 2020-21, ultima stagione di Fabio Paratici alla Juventus che percepì 2,6 milioni.