Stessa famiglia, in teoria. Nella pratica, due universi completamente diversi. Gli Elkann non c’entrano niente con gli Agnelli, nonostante l’unione dei nuclei. John non c’entra niente con Giovanni, nonostante la traduzione letterale sia la stessa.
È una storia che fa da capolino anche alle evoluzioni della stessa Fiat, in una serie di vicissitudini che hanno “trasformato” gli Agnelli negli Elkann, dopo il matrimonio tra Margherita Agnelli e Alain Elkann, il secondo celebre giornalista di famiglie rinomate nato a New York esattamente come il figlio. Erano gli anni Settanta, ma il seme dell’estinzione effettiva della famiglia storica guida della Juventus era già stato piantato. Soprattutto perché, da quando l’elemento esogeno ha preso il sopravvento, il cambiamento che si è respirato negli ambienti bianconeri è stato evidente.
Nonostante il ciclo di successi dello scorso decennio, lo stadio nuovo, e tutto ciò che ha gravitato intorno alla nuova società bianconera, si respirava un’aria irrimediabilmente diversa. Lo “stile Juve” è gradualmente scomparso, la stessa politica di calciomercato ha visto azioni di spesa folle che nella Juventus del passato non sarebbero mai avvenute, come l’acquisto di Cristiano Ronaldo. Per onestà intellettuale, chi scrive sostenne molto quell’operazione, considerandola una “eccezione plausibile” al fine di portare a Torino il calciatore più forte del mondo: ma è indubbio che, al netto di facili giudizi con il senno del poi, essa sia sempre stata “molto poco juventina” considerando l’esborso economico decisamente elevato per le oculate tradizioni juventine.
Elkann vende la Juventus? Dai massimi vertici si continua a negare. Il sospetto è che se fosse vero – con un forse grande quanto una casa, visto che del futuro non v’è certezza – potrebbe non essere una cattiva notizia. Potrebbe rappresentare la presa d’atto della fine di un’epoca, con la speranza di aprirne una nuova e più vitale.