Chi scrive non ne era rimasto impressionato dai primi esordi, lo scorso anno, di Fabio Miretti. Non esattamente “esordi”, peraltro, visto che già nella stagione precedente il giovane centrocampista bianconero aveva collezionato sei presenze, all’età di 18 anni. Il The Guardian lo aveva già inserito tra i sessanta calciatori più interessanti della classe 2003. Le credenziali, questo va detto, non mancavano.
Oggi Miretti ne ha 20, di anni. Ed è uno dei pochissimi calciatori italiani a venire lanciato senza troppe pippe mentali nella prima squadra, spesso e volentieri anche come titolare. Le qualità ci sono sempre state, ma sull’impiego qualche dubbio veniva fuori. L’evoluzione del ragazzo in questo primo scorcio di stagione è innegabile.
Allegri, da par suo, ci ha sempre creduto. Nella conferenza precedente a Fiorentina-Juventus, il tecnico livornese lo aveva quasi profetizzato: “Deve solo far gol”. Per poi sbloccarsi. In realtà, come prestazioni, il ragazzo è cresciuto indipententemente da una vena realizzativa che dovrebbe certamentre svilupparsi nel suo ruolo di centrocampista offensivo. Non lo si è visto solo contro la Viola, ma anche con il Verona, seppur da subentrato: personalità, sicurezza, tocchi e controlli precisi.
Fabio Miretti sta prendendo consapevolezza dei propri mezzi, che nel calcio è la cosa più importante. E non si può essere più lieti di sbagliarsi, augurandosi che davvero si continui su questa strada.