Forse la Serie A non sarà il campionato più tecnico del mondo e sicuramente fra quelli meno infarciti di campioni, ma in assenza di vere corazzate come possono essere il Manchester City, il Bayern Monaco o il Real Madrid, talvolta sa regalare agli sportivi sorprese alquanto inattese. E una sorpresa si può considerare scoprire che, nonostante gli elogi e i trionfi che spesso i giornali e le TV di questo paese dedicano ai soliti noti delle solite squadre, il re del dribbling in Serie A non gioca nell’Inter di Marotta, né nel rinato Milan, né tantomeno nel mai abbastanza celebrato Napoli scudettato o in una delle due amate squadre della capitale. Infatti secondo le statistiche del campionato il re del dribbling in Serie A è nientemeno che Matias Soulè, stella nascente di proprietà della Juventus e in forza al Frosinone.
Il giocatore argentino, a testimonianza del suo talento, era stato anche contattato da Luciano Spalletti per verificare la sua disponibilità a giocare nella nazionale italiana, ottenendo però un garbato no, visto che il giovane Matias era già stato convocato nell’Argentina. Simile a Paulo Dybala per movenze, fantasia e capacità di usare il piede sinistro, Soulè si sta mettendo in mostra proprio a Frosinone, dove è giunto in prestito dalla Vecchia Signora. Agli ordini di Eusebio Di Francesco, la nascente stelle argentina sta trascinando, insieme ad altri giovani di belle speranze, la squadra laziale a quella che sembra una salvezza tranquilla.
I numeri dell’argentino parlano chiaro e cozzano con la considerazione, ben maggiore, di cui godono giocatori mai abbastanza celebrati dai media italiani. Infatti sono 4,31 i dribbling in media completati durante una partita da parte di Matias Soulè fino in questo momento in campionato. In questa particolare classifica si posizionano alle spalle del giovane campione bianconero Khvicha K’varatskhelia del Napoli con 2,4 dribbling in media a partita, Albert Gudmundsson del Genoa con 2,1 mentre Rafael Leao del Milan e Paulo Dybala della Roma seguono con 1,8. Insomma numeri che parlano chiaro, forse molto più di quanto invece non facciano i tanti elogi tributati da giornali e TV a giocatori probabilmente più celebri, per ora, ma di fatto meno efficaci di Matias Soulè.