Dichiarazioni spontanee quanto quelle di un bambino che in uno spot del Buondì Motta esalta il sapore della popolare merendina, esaltazioni del tutto artefatte ma buttate lì per “creare ponti” con la tifoseria. È il marketing anti-Juve, ma anche un po’ il marketing generico verso alcune tifoserie (penso soprattutto a Inter, Napoli e Roma).
Ricordo che Maurizio Sarri prima di andare a Napoli non parlava mai di arbitri e a complotti: negli anni da tecnico degli azzurri sembrava non pensare ad altro. Insomma, l’utenza fa il dirigente, il tifoso e anche il presidente. In certi casi pure il calciatore, se si pensa che su Lorenzo Insigne, prima di diventare membro della squadra, si chiacchierasse molto circa la sua juventinità poi mai confessata in favore di un tifo azzurro, a naso, proclamato quasi per contratto. Ovviamente, stiamo ipotizzando, non possiamo conoscere i dettagli di quella storia: ma qualcosa ci dice che non siamo molto lontani dalla realtà.
Lo sa fin troppo bene anche il signor Aurelio De Laurentiis, al timone dei partenopei da decenni e sempre “sotto l’accusa” di non essere tifoso del Napoli. E allora via di riferimenti cacofonici, gratuti e spesso fuori posto sulla Juventus stessa e sulla juventinità degli eventuali protagonisti. “Se avessi saputo che Cristiano Giuntoli era juventino me ne sarei liberato prima”. Poi le bordate a caso contro il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, di cui il presidente sottolinea la juventinità per parlare di tutt’altro, ovvero la concessione dello stadio dal Comune alla società. Adesso le polemiche arbitrali “pre-sfida” con la Signora.
La Juventus sempre in bocca: che noia, dottor De Laurentiis. Tanto nessuno crederà mai al fatto che lei sia un tifoso del Napoli. Di conseguenza, che lei lo sia o meno, risparmi questa tiritera perché è onestamente ridicola. Come quella di tutti coloro che l’hanno preceduta e che la stanno accompagnando, sia ben chiaro.