Quel tocco magico contro la Fiorentina il 4 dicembre 1994 scosse la terra. Un attimo, un momento di definizione, come qualcuno lo chiamerebbe.
Aggiungo una piccola nota personale: avevo 13 anni e giocavo in una scuola calcio. Facemmo una trasferta del campionato giovanile provinciale a Procida. Non vidi la partita, la ascoltai per radio, peraltro solo per metà. Nel primo tempo sedevo in panchina, nel secondo entrai. Era un anno particolare, non vincevamo lo scudetto da nove anni e io, juventino in erba, non avevo mai visto la Signora primeggiare con una vittoria del Tricolore.
Quindi “sentivo” la voglia matta di arrivare primi in Serie A. Come non l’ho mai più sentita in seguito. Comunque, durante il primo tempo in panca, con la radiolina su “Tutto il calcio minuto per minuto” subiii la cronaca di una partita in cui la Juventus perdeva 2 a 0, in casa, proprio contro la Viola. E scesi in campo con la sicurezza della sconfitta bianconera. Gioco, la partita finisce sotto un diluvio copioso, vado negli spogliatoi. E ripenso alla Juve: “Peccato per oggi, abbiamo perso una partita importante”. Convinto del disastro. Un compagno mi mette la mano sulla spalla, mi sorride e mi dice: “Guarda che la Juventus ha vinto 3 a 2”.
In ambienti napoletani, uno juventino era spesso preso di mira. E pensavo, onestamente, che i miei compagni mi stessero prendendo in giro. Continuano a ripetermelo e io continuo a non crederci. Prendiamo l’aliscafo per tornare a Napoli, e guardiamo 90esimo minuto, pur con la trasmissione disturbata, sulla televisione dell’imbarcazione. E allora lo vedo, ci credo. È tutto vero. Una doppietta di Vialli rimette in piedi la partita in pochi minuti, e quel tocco finale di Alex stende la Viola. Forse, in quel momento, ho capito davvero che quella Juventus avrebbe potuto vincere lo scudetto. E uscendo dall’aliscafo, non vedevo l’ora di tornare a casa: per riguardare quella rete più e più volte.