Granitici in difesa, un po’ più efficaci in attacco: la sintesi di una Juventus eventualmente votata al tridente potrebbe essere questa. Certo è che la possibile rivoluzione – per ora soltanto ipotizzata e, precisiamolo, ancora ben lontana da una effettiva realizzazione – non sarebbe di poco conto. Ma è chiaro che le prestazioni di Kenan Yildiz non possano lasciare indifferenti. Anche perché potrebbero essere propedeutiche alla crescita di un elemento da sempre oggetto delle principali critiche di stampa e tifosi. Ovvero, Dusan Vlahovic.
Juventus, perché il tridente potrebbe essere una soluzione
Chi scrive è assolutamente convinto delle capacità tanto del signor Vlahovic che di Federico Chiesa. Assolutamente convinto che la partenza sprint dei due attaccanti a settembre (incontestabile, nei numeri e nelle prestazioni) non sia stata una casualità, a differenza di un’involuzione dettata in gran parte dai guai fisici accusati dai due calciatori nel mese di ottobre e – parzialmente – di novembre. Da osservatore neutrale, è altrettanto convinto delle ottime potenzialità espresse dal “giovane turco”, sebbene polemicamente ostile alle esasperazioni da “pallone d’Oro” tipiche di gran parte delle tifoserie italiane (ha fatto due belle partite, facciamogliene giocare bene un’altra decina, no?). In ogni caso, che Yildiz vada buttato dentro non è un’opinione, ma addirittura una necessità.
Che – soprattutto alla luce delle indiscrezioni sulle eventuali “valutazioni tattiche” di Allegri – potrebbe portare a una svolta decisamente interessante: quella di una Juventus dotata di “tridente” che aumenterebbe inevitabilmente la proiezione offensiva della squadra. E che non può essere scartata a priori: soprattutto perché l’interesse primario dovrebbe essere quello di far definitivamente saltare il fosso delle insicurezze a Vlahovic, ovvero il calciatore più sottovalutato della rosa bianconera, il quale per caratteristiche e numeri avrebbe tutto – ma proprio tutto – per sfondare.
I rischi
Indubbiamente, Allegri ci penserà non una, non due, ma dieci volte prima di fare un passo del genere. Perché spostare il baricentro della squadra sul fronte offensivo inevitabilmente potrebbe far pagare dazio alla difesa. Quest’ultima fino a questo momento si è rivelata davvero il punto di forza della formazione del tecnico toscano. Ma la questione va seguita con la massima attenzione: siamo solidi come rocce, se riusciamo anche a buttarla dentro – per dirla in gergo – potremmo spiccare il volo.